Guida completa della Riserva naturale “Monti di Palazzo Adriano & Valle del Sosio”
Nell’immaginario collettivo le aree interne della Sicilia vengono associate a paesaggi caratterizzati da verdi colline popolate da olivi e viti, da vasti coltivi, alternati ad amplissimi spazi incolti e da estese zone aride e brulle. Visitando la Riserva Naturale Orientata Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio, situata nel cuore della Sicilia, tra le province di Palermo ed Agrigento, l’ospite sarà colto da una gradevole ed insospettata visione: i boschi che rivestono quasi integralmente il territorio della riserva sono fra i più belli, se non “i più belli” dell’isola.
Giunti alle porte di Burgio, piccolo centro contadino della provincia di Agrigento, e percorrendo per qualche chilometro una tortuosa strada sterrata in direzione del santuario di Rifesi, ci si ritrova, immersi in un affascinante paesaggio, assai variegato, caratterizzato da gole, da valloni, da forre, da strapiombi, il tutto vestito da un folto querceto in cui svettano maestosi parecchi alberi secolari . Lo sguardo vaga a perdita d’occhio, e si percepisce la sensazione di rivedere “dal vivo” quello che, qualche secolo addietro, doveva essere il paesaggio dell’entroterra siciliano. Difficile descrivere la straordinaria suggestione di questi luoghi, il fascino delle chete acque del fiume Sosio, il prestigio della geologia di questi luoghi, che annovera le rocce più antiche di tutta l’isola, la quiete dei sentieri animati soltanto dal canto degli uccelli o dal repentino guizzo di animali ed insetti, la solennità dei lecci e delle roverelle secolari.
La splendida riserva, estesa complessivamente 5.862,07 ettari, il cui ente gestore è l’Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana, è stata istituita nel 1997 e ricade nei territori comunali di Bivona e Burgio, in provincia di Agrigento, e di Chiusa Sclafani e Palazzo Adriano, in provincia di Palermo. è compresa interamente all’interno di due Siti di Interesse Comunitario (SIC) individuati nell’ambito della Rete Natura 2000, il Bosco di Sant’Adriano e la Montagna delle Rose Monte Pernice. Insieme alle riserve naturali orientate “La Montagnola e Acqua Fitusa”, “Monte Carcaci”, “Monte Cammarata” e “Monte Genuardo e Santa Maria del Bosco”, agli interessanti boschi ricadenti nei territori dei comuni di Cammarata, San Giovanni Gemini, Castronovo di Sicilia, Santo Stefano Quisquina, Bivona e Palazzo Adriano, ed ancora gli invasi “Fanaco”, (Castronovo di Sicilia) “Leone”, ( Santo Stefano Quisquina) e “Castello”, (Bivona), costituisce un prezioso elemento paesistico del sistema ad alta naturalità dei Monti Sicani.
Indice dei contenuti
La riserva
La Riserva Naturale Orientata “Monti di Palazzo Adriano e valle del Sosio” è stata istituita con D.A. dell’Assessore per il Territorio e l’Ambiente della Regione Sicilia del 25 luglio 1997, n. 481; comprende porzioni di territorio ricadenti nei comuni di Chiusa Sclafani e Palazzo Adriano in provincia di Palermo, Bivona e Burgio in provincia di Agrigento; è estesa complessivamente 5.862,07 ettari, di cui 3.803,12 in zona A, e 2.058, 95 in zona B.
È tipologicamente individuata, ai sensi dell’art. 6 della legge regionale(regione Siciliana) n. 14/88, come riserva naturale orientata al fine di tutelare:
- gli aspetti geologici e geopaleontologici: calcari compatti appartenenti al trias medio con affioramenti rarissimi;
- i massi calcarei isolati permiani contenenti fauna e flora fossile;
- gli aspetti botanici: formazioni vegetali con boschi e boscaglie di quercus ilex ed essenze arboree e arbustive tipiche dell’entroterra siciliano;
- la notevole diversità faunistica.
“Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio”, offre un paesaggio assai affascinante, selvaggio ed incontaminato, tale da rivelare una ineguagliabile naturalità; la riserva è degna di nota, oltre che per le sue specificità botaniche, faunistiche e geologiche, anche per gli splendidi e suggestivi paesaggi mozzafiato, e nel suo insieme da vita ad un ambiente straordinario sorprendente ed inatteso.
Estremamente interessante è la geologia di questi luoghi, che annovera le rocce più antiche di tutta l’isola. I calcari dell’Alto Sosio, dai quali nascono sorgenti d’acqua purissima, sono di immenso valore scientifico e possono essere ricondotti al Trias Medio; in tutta l’area sono stati scoperti reperti fossili risalenti a 200 milioni di anni addietro. Tra i siti di interesse geologico della riserva vanno annoverati: la Pietra di Salamone, la pietra dei Saraceni, il Vallone Acque Bianche, Pizzo Mondello, Pizzo Castellazzo, l’anticlinale di Sant’Antonino.
Altro importante aspetto della riserva naturale è quello idrogeologico per la presenza del Sosio, un piccolo fiume lungo appena 52 km, ma che porta tanta acqua da rendere il montagnoso territorio sicano un’isola felice nel contesto di una Sicilia occidentale piuttosto arida. Il fiume Sosio si origina da due sorgenti, quella di Monte Scuro e quella di Raia, a sud-est di Prizzi (PA) e in breve le sue acque penetrano all’interno di una gola rocciosa e profonda lunga ben otto chilometri, il cosiddetto ‘Listi du firriatu’, dominata dall’alto dai pittoreschi ruderi del Castello Gristia. Dopo circa 42 chilometri, prende il nome di Verdura e sfocia nel mare Mediterraneo tra Sciacca e Ribera. Lungo il corso del fiume uno sbarramento forma la Diga Gammauta, un vero e proprio lago che fornisce l’acqua a parecchi comuni.
Il Sosio è un fiume di enorme interesse, come del resto il territorio che attraversa, basti pensare che approvvigiona diversi invasi della provincia di Agrigento, e da esso dipende buona parte della stagione produttiva di interi comparti agricoli (quali, ad esempio le arance di Ribera).
Il corso d’acqua, nel tratto che attraversa la riserva naturale, offre interessanti aspetti geologici e ambientali, formando spettacolari gole fra pareti a strapiombo e speroni rocciosi.
La cima più elevata della zona è la Montagna delle Rose, situata tra Bivona e Palazzo Adriano. Su questa vetta alta 1.436 m s.l.m., sopravvive un interessante lembo di macchia foresta composta prevalentemente da leccio (Quercus ilex) e roverella (Quercus pubescens), alle quali si associano il raro carpino nero (Ostrya carpinifolia), il pioppo nero (Populus nigra) e, lungo i valloni più freschi ed umidi, il salice (Salix alba).
Questo alto ed esteso rilievo, insieme ad altri massicci montuosi, come Pizzo Gallinaro e Monte Dindisi, contribuiscono a dare forma ad una fitta rete di strapiombi, valloni e forre che creano la valle propriamente detta.
Il bosco di S. Adriano è una delle zone più suggestive della riserva; situato in territorio di Burgio, occupa gran parte del versante occidentale dei Monti di Palazzo Adriano; versante che passa dai 1.220 m s.l.m. della vetta di Pizzo Gallinaro ai 220 m s.l.m. dell’alveo del Fiume Sosio. Questo digradare non è uniforme ma vario e articolato, con pendii più o meno inclinati, con altopiani a bosco o a pascolo, con creste e speroni rocciosi.
La ricchissima flora di quest’ambiente naturale è tipica della alta macchia mediterranea. Sono presenti essenze quali leccio, corbezzolo (Arbutus unedo), alaterno (Rhamnus alaternus), roverella, quercia virgiliana (Quercus virgiliana) frassino meridionale (Fraxinus oxycarpa), orniello (Fraxinus orni), terebinto (Pistacia terebintus), acero montano (Acer pseudoplatanus) e molte altre essenze arboree.
Anche il sottobosco è ricco e folto, annoverando centinaia di specie spontanee, tra cui la Paeonia mascula e l’Anemone hortensis ed alcune tra le più belle orchidee, come la Cephalanthera longifolia e l’Orchis papilionacea.
Accanto alla macchia foresta naturale, di elevatissimo valore paesaggistico e che conserva quasi integro l’aspetto tipico dell’entroterra montano siciliano, troviamo rimboschimenti prevalentemente di pino d’Aleppo, pino domestico e cipresso, sicuramente meno interessanti dal punto di vista naturalistico ma egualmente importanti soprattutto come elemento di difesa del suolo.
Nelle aree in cui il bosco è scomparso troviamo una successione di ambienti che vanno dalla macchia alla gariga e alla prateria.
La Riserva Naturale Orientata “Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio” si distingue per l’estrema varietà del territorio, che ha determinato un copioso differenziarsi del patrimonio botanico e conseguentemente di quello zoologico.
Tutta l’area protetta è ricca di specie animali rare o addirittura in via di estinzione.
In particolare lo spettacolare canyon, che dalla Valle della Vite, nei pressi di Chiusa Sclafani, tra precipizi e valli, giunge fino ai ruderi del castello di Gristia (l’antica Scirthea), in territorio di Burgio, rappresenta un habitat ricco di ogni esemplare della fauna presente in riserva, dove nidificano ben 60 specie di uccelli e sono presenti quasi tutti i rettili e gli anfibi tipici siciliani; sono state registrate anche presenze rare ed eccezionali di uccelli come l’Aquila del Bonelli, i nibbi (bruno e reale) ed il merlo acquaiolo.
Parecchi sono i segni che l’uomo ha lasciato nel corso dei secoli in questo territorio come mulattiere, ponti, fattorie, mulini, castelli ed anche due santuari.
Nel cuore del bosco di S. Adriano, in territorio di Burgio, troviamo le rovine della prioria normanna di Santa Maria di Adriano, della quale rimane, quasi unicamente, un altare del tardo settecento. Si tratta di un luogo di grande interesse e di immenso fascino soprattutto perché immerso in uno scenario quasi fantastico: i suggestivi resti del monastero fanno capolino tra alte querce talvolta ricoperte di Epifite.
Nella stessa zona, ad otto chilometri da Burgio e a 807 m. s.l.m., in una radura tra i boschi di querce secolari, si erge il Santuario di Santa Maria di Rifesi, mèta ogni anno di un pellegrinaggio degli abitanti di Burgio.
La flora
La flora della riserva naturale “Monti di Palazzo Adriano & Valle del Sosio” è caratterizzata principalmente da:
- Leccio
- Roverella
- Sughera
- Corbezzolo
- Rosa canina
- Asparago
- Paeonia
La cima più elevata della zona è la Montagna delle Rose, situata tra Bivona e Palazzo Adriano. Su questa vetta alta 1.436 m s.l.m., sopravvive un interessante lembo di macchia foresta composta prevalentemente da leccio (Quercus ilex) e roverella (Quercus pubescens), alle quali si associano il raro carpino nero (Ostrya carpinifolia), il pioppo nero (Populus nigra) e, lungo i valloni più freschi ed umidi, il salice (Salix alba).
Questo alto ed esteso rilievo, insieme ad altri massicci montuosi, come Pizzo Gallinaro e Monte Dindisi, contribuiscono a dare forma ad una fitta rete di strapiombi, valloni e forre che creano la valle propriamente detta.
Il bosco di S. Adriano è una delle zone più suggestive della riserva; situato in territorio di Burgio, occupa gran parte del versante occidentale dei Monti di Palazzo Adriano; versante che passa dai 1.220 m s.l.m. della vetta di Pizzo Gallinaro ai 220 m s.l.m. dell’alveo del Fiume Sosio. Questo digradare non è uniforme ma vario e articolato, con pendii più o meno inclinati, con altopiani a bosco o a pascolo, con creste e speroni rocciosi.
La ricchissima flora di quest’ambiente naturale è tipica della alta macchia mediterranea. Sono presenti essenze quali leccio, corbezzolo (Arbutus unedo), alaterno (Rhamnus alaternus), roverella, quercia virgiliana (Quercus virgiliana) frassino meridionale (Fraxinus oxycarpa), orniello (Fraxinus orni), terebinto (Pistacia terebintus), acero montano (Acer pseudoplatanus) e molte altre essenze arboree.
Anche il sottobosco è ricco e folto, annoverando centinaia di specie spontanee, tra cui la Paeonia mascula e l’Anemone hortensis ed alcune tra le più belle orchidee, come la Cephalanthera longifolia e l’Orchis papilionacea.
Accanto alla macchia foresta naturale, di elevatissimo valore paesaggistico e che conserva quasi integro l’aspetto tipico dell’entroterra montano siciliano, troviamo rimboschimenti prevalentemente di pino d’Aleppo, pino domestico e cipresso, ma anche di eucalipto, sicuramente meno interessanti dal punto di vista naturalistico ma egualmente importanti soprattutto come elemento di difesa del suolo.
Nelle aree in cui il bosco è scomparso del tutto a causa della storica attività antropica, troviamo una successione di ambienti che vanno dalla macchia alla gariga e alla prateria.
La fauna
La prodigiosa ricchezza di ambienti naturali per cui si distingue ed eccelle la Riserva Naturale Orientata “Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio”, ha consentito l’affermazione di una nutrita e variegata quantità di habitat, caratterizzati dalla copiosità del patrimonio botanico e di quello zoologico.
- Gatto selvatico
- Martora
- Aquila reale
- Sparviere
- Aquila del Bonelli
- Ramarro
- Vipera
- Cleopatra
- Ninfa del corbezzolo
Troviamo qui il gatto selvatico (Felis sylvestris), estremamente difficile da osservare a causa delle sue abitudini notturne e delle capacità mimetiche, la martora (Martes martes), un mustelide la cui presenza è probabilmente agevolata dall’espansione delle aree rimboschite, essendo prevalentemente arboricolo, e il cinghiale (Sus scrofa).
Nella riserva sono abbastanza diffusi i più comuni piccoli mammiferi, quali il coniglio selvatico, la donnola, il riccio, l’istrice e la volpe.
Negli specchi d’acqua, accanto a rospi e rane sopravvive la rara tartaruga palustre, vari sauri (tra cui la Luscengola Chalcides ocellatus) e ofidi, tra cui l’elegante saettone e la vipera comune (Vipera aspis), serpente velenoso ma talmente timido da risultare praticamente inoffensivo per l’uomo.
Tra le numerose specie di uccelli, ed in particolare tra i predatori di questo territorio, compaiono l’aquila reale (Aquila chrisaetos) e l’aquila del Bonelli (Hieraaetus fasciatus), un rapace di media taglia (58-70 cm di lunghezza totale per 1,60-1,72 cm di apertura alare) che in Italia è presenta ormai solo nelle due isole maggiori. La presenza di alte pareti a strapiombo e pendii fortemente inclinati, di aree tranquille e ricche di prede, rendono questa riserva, l’ambiente ideale per questo uccello.
Un altro rarissimo rapace avvistato in zona è il capovaccaio (Neophron percnopterus), piccolo e innocuo avvoltoio che segue le mandrie al pascolo per nutrirsi di placente, piccoli animali morti o addirittura sterco, la cui popolazione in Sicilia ha subito un rapido declino tra la fine degli anni ’80 e la metà degli anni ’90. Il capovaccaio rischia l’estinzione anche a causa del progressivo declino della pastorizia e dell’allevamento brado e dell’uso di antiparassitari in agricoltura. Anche il nibbio reale (Milvus milvus) rischia l’estinzione, poiché è fortemente condizionato dalle abitudini necrofaghe ed inoltre approda alle discariche per approvvigionarsi di cibo spesso contaminato e quindi fatale. Altri rapaci della riserva a rischio di estinzione sono poi il gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax) e le colonie di grillaio (Falco naumanni), un falchetto molto simile al più comune gheppio che ha bisogno di ampi spazi aperti ove ricercare le sue prede, soprattutto insetti. Il grillaio, peraltro, è specie minacciata globalmente.
Il nibbio bruno (Milvus migrans), che ha solitamente abitudini migratorie, sui Sicani è presente con una piccola popolazione parzialmente sedentaria.
Ancora abbastanza diffusi sono invece il falco pellegrino (Falco peregrinus), il falco lanario (Falco biarmicus) e la poiana (Buteo buteo), mentre rari, ma in apparente leggero incremento sono il lodolaio (Falco subbuteo) e lo sparviero (Accipiter nisus), che trovano nei rimboschimenti artificiali di conifere l’habitat ideale. Non mancano i rapaci notturni, quali l’allocco, l’assiolo, il barbagianni e il gufo.
Tra le altre specie dell’avifauna presenti in riserva si possono annoverare il picchio rosso maggiore (Picoides major), il codibugnolo (Aegithalos caudatus), la tordela (Turdus viscivorus) e la coturnice di Sicilia (Alectoris graeca ssp. whitakeri), quest’ultima in declino per le forti modificazioni dell’habitat.
Numerosissime infine le specie di insetti che popolano radure e sottobosco di latifoglie: ne sono esempio alcuni Lepidotteri, tra cui due specie di cedronella (Gonepteryx cleopatra e G. ramni), la sfinge dell’euforbia, il neurottero Libelloides coccajus e alcune libellule, come Calopteryx splendens e Anax imperatori, che colorano la riserva tra maggio e giugno con i loro rapidi voli saettanti.
La geologia
La geologia dei Monti Sicani:
- La Pietra di Salomone
- La sezione del Torrente San Calogero
- La Rupe del Passo di Burgio
- La Pietra dei Saracini
- I Calcari Ad Halobia
- L’anticlinale Di S. Antonino
- I Basalti di Burgio-Rifesi
Le rocce che affiorano nella R.N.O. dei Monti di Palazzo Adriano e della Valle del Sosio fanno parte del più vasto comprensorio dei Monti Sicani.
Queste rocce si sono formate in un bacino sedimentario marino durante un lungo intervallo di tempo, esteso dalla fine dell’Era Paleozoica (Periodo Permiano, circa 300 Milioni di anni fa) al Cenozoico. Durante il Miocene ed il Pliocene (da 23 a 2 milioni di anni circa) queste rocce, assieme ad altre che oggi formano la catena montuosa della Sicilia, sono state intensamente corrugate e trasportate verso sud. In questo modo, rocce che si erano formate in bacini marini sono state sollevate ed hanno originato i rilievi montuosi. A causa di questo processo di orogenesi interi pacchi di rocce, anche spessi alcuni chilometri, si sono accavallati (sovrascorrimenti), originando un embrice di unità strutturali. Ciò ha causato, lungo le superfici di sovrascorrimento, la sovrapposizione dei terreni più antichi, che si trovavano negli strati più profondi, su quelli più recenti, sconvolgendo l’originaria successione rocciosa.
Questo particolare assetto geologico “disordinato” è tipico delle catene montuose e rende complicata la ricostruzione geologica degli originari rapporti stratigrafici fra i vari terreni. Tuttavia le deformazioni causate dall’orogenesi hanno reso possibile l’affioramento in superficie anche di piccoli lembi delle rocce più antiche, contenute negli strati più profondi, come la Pietra di Salomone ed i terreni argilloso-calcarei che la circondano.
Questi terreni si ritrovano soltanto in questo settore della Sicilia e sono molto rari nell’area mediterranea. Ciò li caratterizza come Geositi di interesse mondiale. Grazie alle ricche testimonianze fossili essi consentono di ricostruire gli eventi che hanno caratterizzato le prime fasi della storia geologica della Sicilia, in un momento nel quale tutti i continenti erano raggruppati nel supercontinente Pangea. Il confronto fra i fossili permiani della Valle del Sosio e quelli di altre regioni del globo ha permesso inoltre di provare l’esistenza di ampie vie marine di comunicazione fra la Sicilia e regioni lontanissime quali Timor e la Cina, attraverso un braccio di oceano noto come Tetide permiana o Paleotetide, che faceva parte dell’esteso Oceano Pantalassa.
Il progetto di descrizione dei geositi della R.N.O. Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio , che ha condotto alla realizzazione dei testi e delle foto riportate in queste pagine del sito, è stato sviluppato in collaborazione dall’Azienda Regionale Foreste Demaniali (Ente Gestore della Riserva) e dal Dipartimento di Geologia e Geodesia dell’Università degli Studi di Palermo (Aprile 2005)
I comuni della riserva
- Burgio
- Bivona
- Chiusa Sclafani
- Palazzo Adriano
La Riserva Naturale Orientata “Monti di palazzo Adriano e Valle del Sosio situata nel cuore dei Monti Sicani, si sviluppa nei comuni di Burgio, Bivona, Chiusa Sclafani e Palazzo Adriano, comunità ricche di storia, beni monumentali, di tradizioni, folklore e cultura popolare.
Il complesso dei monti Sicani comprende una vasta area, estesa circa 1.000 chilometri quadrati, che ingloba molteplici ambiti naturalistici, geologici, paleontologici, archeologici, storici, antropologici e culturali. Al suo interno sono presenti emergenze ambientali ed architettoniche di notevole richiamo, rappresentate da ambienti naturali incontaminati, da spettacolari panorami, e da innumerevoli tracce lasciate dall’uomo nei secoli passati quali: castelli, masserie, eremi ed insediamenti elimo-sicano.
I “Monti Sicani” , fin dall’inizio del 900 hanno calamitato l’interesse del mondo scientifico, nazionale ed internazionale, tale attenzione è ascrivibile in special modo alla presenza di fossili di altissimo interesse paleontologico: dai Sicani provengono faune fossili di differenti periodi geologici, dal Permiano al Triassico, al Giurassico. Tali ritrovamenti sono stati di fondamentale importanza per la ricostruzione della storia geologica della Sicilia.
Questo vastissimo ambito territoriale, compreso tra le province di Agrigento e Palermo, è caratterizzato da due diversi tipi di rilievo, tra loro fortemente contrastanti: una successione armoniosa di colline argillose o marnose plioceniche si alterna a massicci calcarei dolomitici di età mesozoica, distribuiti in modo irregolare, isolati o riuniti in gruppi e comunque tali da non costituire sistema.
Nei Monti Sicani i rilievi collinari di altitudine compresa tra i 300 e i 400 m s.l.m. e le imponenti montagne (1000 – 1500 m s.l.m). emergono dalle argille, disegnando un paesaggio policromo, in cui si susseguono vallate, pianori ed aspri rilievi come l’imponente Rocca Busambra (m 1613), o i monti Barracù (m 1330) e Cardella (m 1266), o il massiccio montuoso di Caltabellotta, che domina le colline costiere.
I Sicani presentano qualità paesistiche di grande pregio derivanti dalla morfologia sinuosa del territorio, dall’articolata geologia dei siti, dalla persistenza di colture di tipo tradizionale, dall’avvicendarsi ininterrotto di boschi, di pascoli di altura, di campi aperti, di garighe e praterie e dalla presenza di antiche testimonianze del passaggio dell’uomo, come siti archeologici, chiese, monasteri, antiche masserie, case rurali.