Non solo mare. Chi programma una vacanza nel Salento guarda alle spiagge meravigliose, ai luoghi incantati che videro i pirati saraceni approdare, nascosti alla vista delle popolazioni, alle scogliere a strapiombo sul mare, al sole e alla natura incontaminata del mare limpido, riempiendo gli occhi e l’animo di gioia.
Ma il Salento non è solo mare, e, se solo gli voltiamo le spalle per un po’, ci riserva meraviglie e incanti talmente incredibili da fare di un viaggio nell’entroterra salentino un viaggio nel tempo e nella storia di una terra magica per definizione.
Anche per chi desidera scegliere come luogo delle proprie vacanze la costa, come ad esempio un villaggio turistico nel Salento a Torre dell’Orso, a Otranto o a Gallipoli, potrà optare un 1-2 giorni alla scoperta dei tesori dell’entroterra salentino.
Lecce e il barocco
Lecce non è mare, anche se il profumo della salsedine lo invade le notti d’estate. L’Anfiteatro Romano in Piazza Sant’Oronzo è il suo benvenuto nella storia, mentre le chiese barocche, come la Basilica di Santa Croce e la Chiesa di Sant’Irene, marcano il centro storico con una presenza poderosa. La prima, completata tra il ‘500 e il ‘600 vive e rappresenta tutto il travaglio artistico del Rinascimento fino al più pesante e simbolico Barocco. È stata sede dell’Ordine della Santa Croce e dell’Ordine benedettino dei Celestini, la cui regola rigidissima ben s’addice a quella dei monaci del Tempio. I simboli impressi non sono casuali abbellimenti, come i 13 putti abbracciati del decoro della balaustra della facciata, fiancheggiati dalla Fede e dalla Carità, mentre ai fianchi dello splendido Rosone le due colonne corinzie e le nicchie dei due santi sembrano indicare una porta verso il Cielo.
I simboli d’altronde sforano la semplice tradizione cristiana quando oltre le fiamme, da non intendersi infernali, svettano pellicani e melograni, i primi simboli precristiani del valore dell’altruismo come ‘medicina dei’ e gli altri come simboli di amicizia eterna.
Anche la Chiesa di Sant’Irene, vergine e martire, patrona della città fino alla metà del 1.600, è un gioiello da non perdere. Sede dell’Ordine dei Teatini, è ricca di dipinti di grande valore artistico, come ‘Il Trasporto dell’Arca santa’ del Tiso, o la ‘Lapidazione di Santo Stefano’ del Verrio.
Poi la notte la città si anima con una movida che scatena fino all’alba l’anima festaiola dei salentini regalando un’esperienza unica.
Gambe in spalla nell’entroterra salentino
Da Lecce verso Vernole si incontra Acaya. Considerata, grazie alle sue fortificazioni, il ‘centro del mondo’, veniva riempita dai contadini del territorio circostante all’arrivo dell’allarme dalle torri di avvistamento dislocate sulla costa. Acaya rappresenta tutt’ora una dimostrazione della efficienza delle roccaforti del sedicesimo secolo, perfettamente organizzate per rispondere agli assalti. Il taglio delle strade dritte, parallele e tutte uguali, consentiva una disposizione omogenea e un movimento fluido delle truppe in riga, mentre dalla cinta muraria e dai bastioni del castello, si difendeva l’unica via d’accesso: la Porta di Sant’Oronzo.
A Santa Cesarea invece ci si può purificare e curare alle sorgenti di acque calde sulfuree. Tornata di moda ai primi del ‘900 è attorniata da ville in delicato stile Liberty. In zona Martignano si trova invece la greca Calimera, talmente caratteristica da avere mantenuto un dialetto che è un vero e proprio sviluppo della lingua greca: il Griko. Identificata dalla stele Ateniese del quarto secolo a. C., con la scritta in doppia lingua ‘Straniera tu non sei qui a Calimera’ essa rappresenta un marchio di indiscutibile grecità in Italia. A Calimera è possibile vedere la Sacra Roccia di San Vito, nella Chiesa dedicata al Santo. Un monolite di circa un metro di larghezza caratterizzato da un foro cui la credenza popolare attribuisce poteri magici fin dalla Magna Grecia. Celebrata con i riti della Grande Madre Mediterranea, ingloriosamente soppiantata dai riti solari e patriarcali, essa però torna a vivere ogni anno per il lunedì dell’Angelo, con feste, balli della Taranta e canti in lingua Grika.
Non solo mare. Chi programma una vacanza nel Salento guarda alle spiagge meravigliose, ai luoghi incantati che videro i pirati saraceni approdare, nascosti alla vista delle popolazioni, alle scogliere a strapiombo sul mare, al sole e alla natura incontaminata del mare limpido, riempiendo gli occhi e l’animo di gioia.
Ma il Salento non è solo mare, e, se solo gli voltiamo le spalle per un po’, ci riserva meraviglie e incanti talmente incredibili da fare di un viaggio nell’entroterra salentino un viaggio nel tempo e nella storia di una terra magica per definizione.
Anche per chi desidera scegliere come luogo delle proprie vacanze la costa, come ad esempio un villaggio turistico nel Salento a Torre dell’Orso, a Otranto o a Gallipoli, potrà optare un 1-2 giorni alla scoperta dei tesori dell’entroterra salentino.
Lecce e il barocco
Lecce non è mare, anche se il profumo della salsedine lo invade le notti d’estate. L’Anfiteatro Romano in Piazza Sant’Oronzo è il suo benvenuto nella storia, mentre le chiese barocche, come la Basilica di Santa Croce e la Chiesa di Sant’Irene, marcano il centro storico con una presenza poderosa. La prima, completata tra il ‘500 e il ‘600 vive e rappresenta tutto il travaglio artistico del Rinascimento fino al più pesante e simbolico Barocco. È stata sede dell’Ordine della Santa Croce e dell’Ordine benedettino dei Celestini, la cui regola rigidissima ben s’addice a quella dei monaci del Tempio. I simboli impressi non sono casuali abbellimenti, come i 13 putti abbracciati del decoro della balaustra della facciata, fiancheggiati dalla Fede e dalla Carità, mentre ai fianchi dello splendido Rosone le due colonne corinzie e le nicchie dei due santi sembrano indicare una porta verso il Cielo.
I simboli d’altronde sforano la semplice tradizione cristiana quando oltre le fiamme, da non intendersi infernali, svettano pellicani e melograni, i primi simboli precristiani del valore dell’altruismo come ‘medicina dei’ e gli altri come simboli di amicizia eterna.
Anche la Chiesa di Sant’Irene, vergine e martire, patrona della città fino alla metà del 1.600, è un gioiello da non perdere. Sede dell’Ordine dei Teatini, è ricca di dipinti di grande valore artistico, come ‘Il Trasporto dell’Arca santa’ del Tiso, o la ‘Lapidazione di Santo Stefano’ del Verrio.
Poi la notte la città si anima con una movida che scatena fino all’alba l’anima festaiola dei salentini regalando un’esperienza unica.
Gambe in spalla nell’entroterra salentino
Da Lecce verso Vernole si incontra Acaya. Considerata, grazie alle sue fortificazioni, il ‘centro del mondo’, veniva riempita dai contadini del territorio circostante all’arrivo dell’allarme dalle torri di avvistamento dislocate sulla costa. Acaya rappresenta tutt’ora una dimostrazione della efficienza delle roccaforti del sedicesimo secolo, perfettamente organizzate per rispondere agli assalti. Il taglio delle strade dritte, parallele e tutte uguali, consentiva una disposizione omogenea e un movimento fluido delle truppe in riga, mentre dalla cinta muraria e dai bastioni del castello, si difendeva l’unica via d’accesso: la Porta di Sant’Oronzo.
A Santa Cesarea invece ci si può purificare e curare alle sorgenti di acque calde sulfuree. Tornata di moda ai primi del ‘900 è attorniata da ville in delicato stile Liberty. In zona Martignano si trova invece la greca Calimera, talmente caratteristica da avere mantenuto un dialetto che è un vero e proprio sviluppo della lingua greca: il Griko. Identificata dalla stele Ateniese del quarto secolo a. C., con la scritta in doppia lingua ‘Straniera tu non sei qui a Calimera’ essa rappresenta un marchio di indiscutibile grecità in Italia. A Calimera è possibile vedere la Sacra Roccia di San Vito, nella Chiesa dedicata al Santo. Un monolite di circa un metro di larghezza caratterizzato da un foro cui la credenza popolare attribuisce poteri magici fin dalla Magna Grecia. Celebrata con i riti della Grande Madre Mediterranea, ingloriosamente soppiantata dai riti solari e patriarcali, essa però torna a vivere ogni anno per il lunedì dell’Angelo, con feste, balli della Taranta e canti in lingua Grika.